“Ho sempre avuto una fascinazione per la macchina da presa, l’idea di catturare un momento, una sensazione, una storia, di imprimerli e renderli riproducibili è una miccia per me”, afferma Marco Di Liello. Con TAKE il DIT (Digital Imaging Technician), colorist e data manager ha parlato della passione per l’immagine, dell’appeal ancora intatto della pellicola e degli inconvenienti sul set.
DIT e colorist: in quale di queste linee di lavoro identifica maggiormente la sua creatività?
Il DIT è la figura che garantisce la corretta acquisizione dell’immagine sul set, affiancando il direttore della fotografia sia dal punto di vista tecnico che creativo. Seguendo le sue direttive, sviluppa in collaborazione con il colorist il look visivo digitale. Il DIT e il colorist sono, nel mio caso, due facce della stessa medaglia.
Mi stimola lavorare sul look e sullo sviluppo dell’immagine, plasmarla partendo dai file video grezzi. Voglio aggiungere che un’occasione preziosa per affinare le mie competenze è stata quella offerta da IDM Film Commission, che mi ha dato l’opportunità di andare a Roma per un mentoring con un DIT di alto livello.
Nella sua esperienza, il passaggio al digitale ha portato solo vantaggi? Le manca la pellicola?
La pellicola è il “luogo” da cui veniamo. Penso, per esempio, al filtro di Bayer che si applica sui sensori usati per l’acquisizione di immagini digitali RGB (red, green e blue) e che probabilmente nasce da un’ispirazione scaturita dalla pellicola a colori, composta da quattro strati fotosensibili, rosso, verde, blu e giallo. Il digitale è figlio della pellicola, un figlio “minore”, ma via via il divario è stato colmato. La pellicola, in quanto a fascino, si difende ancora molto bene.
Quali sono i principali problemi sul set per quanto riguarda la sua professione?
Molto spesso ci si ritrova a lavorare in location tanto suggestive quanto ostiche. Operare con macchinari pensati per uffici o studi televisivi mentre si è in alta montagna, nel fango o sotto la pioggia è una bella sfida. La postazione del DIT (e spesso anche quella del data manager) finisce regolarmente in ripostigli, corridoi angusti o, nella peggiore delle ipotesi, in qualche toilette. Insomma: è uno “sporco lavoro”, ma qualcuno deve pur farlo.

I Local Talents 2025 sono filmmaker e professionisti del cinema altoatesini selezionati da IDM Film Commission, con oltre un decennio di esperienza nel settore cinematografico locale. In queste brevi interviste raccontano cosa amano del loro lavoro e del cinema.